ONDA SU ONDA

onda su onda

Perdere tempo non giova a nessuno: il tempo è denaro e bisogna saperlo impiegare nel migliore dei modi.

Visto che in questi giorni avrò più tempo per dedicarmi al web e ai social, riprendo a racconarvi dei miei gioielli presentati alle varie mostre e concorsi. Gioielli di cui andrò eternamente fiera e che hanno formato indirettamente e inconsapevolmente la me del presente.

Oggi è la volta di “Onda su Onda”, presentata alla 15° mostra internazionale di opere realizzate con materiali di scarto e rifiuto, dal nome “Riarteco”. Questa mostra era di tipo itinerante e si muoveva tra Genova, Siena, Roma e Napoli. Per me questa è stata una mostra molto importante sia dal punto di vista sentimentale, che da quello puramente lavorativo. Dentro di me serbo un meraviglioso ricordo della partecipazione a questo evento. Per la prima volta mi sono sentita gratificata del mio incessante lavoro, ricevendo sostanziosi complimenti.

In questo gioiello ho rappresentato il mare e le sue onde, che tanto mi affascinano ogni volta che sfiorano la battigia. La scelta è stata dettata dallo sconforto che mi pervade nel vedere il mare, gli oceani e le acque terrestri dilaniati dalla devastante azione inquinante dell’uomo e, essendo stata quella una mostra dedicata all’ecologia, ho pensato che sarebbe stato un tema del tutto calzante rispetto all’occasione.

Oh, povero mio mare!

I più giovani non conoscono la canzone “Onda su Onda” di Paolo Conte, anche se in realtà non appartiene neanche alla mia generazione, ma la ricordo molto bene, grazie a mia madre che spesso la cantava.

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Che notte buia che c’è… povero me, povero me, che acqua gelida qua, nessuno più mi salverà, son caduto dalla nave son caduto mentre a bordo c’era il ballo… Onda su onda il mare mi porterà alla deriva… Il naufragio mi ha dato la felicità che tu non mi sai dar.” Mi sono immedesimata nelle parole di questa canzone degli anni ’70 da quando ho scelto di lavorare le mie lastre radiologiche risalenti a quando ero appena una ragazzina: ho trovato un risvolto artistico a un’esperienza buia della mia vita. A questo proposito la collana riporta colori chiari e scuri, armoniosi e dissonanti, il prima e il dopo. In un accavallarsi di onde, come fa la vita, la collana si chiude annodandosi.

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Tecniche e materiali utilizzati:

La collana è stata lavorata all’ uncinetto con lastre radiologiche intagliate. I bottoni, che fungono da distanziatori, sono vintage. Il cordoncino è ricavato da un cavo Apple dismesso. I terminali della collana, lavorati anch’essi all’uncinetto, sono costituiti da un anello di una vecchia tenda e da un ferretto di reggiseno.

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